Vi aspettiamo per un nuovo anno insieme

Dopo un anno stressante e pieno di lavoro state programmando la vacanza al mare perfetta? La soluzione ideale che soddisfa le esigenze di grandi e piccoli è una: Colonna rooms & apartment
Si tratta di un complesso turistico strutturato in mini appartamenti(che offrono tutto quello di cui c’è bisogno per vivere una vacanza unica.
I punti di forza di questo genere sono essenzialmente due:
• PREZZO: scegliendo questa soluzione, con pasti esclusi, otterrete un risparmio non indifferente;
• DISPONIBILITÀ: grazie alla presenza di cucine o angoli cottura, sarà possibile gestire il tutto a proprio piacimento.
Scegliendo il Colonna Rooms & apartment sarà impossibile annoiarsi: potrete occupare tutto il resto della giornata con escursioni nella nostre meravigliose citta ,nella natura, al mare.

La formula residence rappresenta la soluzione perfetta per chi vuole evadere dalla monotonia e vuole concedersi un momento di relax senza rinunciare al divertimento. Ecco perché questa tipologia di vacanza è adatta ai più giovani, che decidono di partire in gruppo o in coppia, per la possibilità di gestire tutto in completa autonomia e in base alle proprie esigenze, e alle famiglie con bambini piccoli, grazie all’angolo cottura che consente di preparare le pappe a qualsiasi ora del giorno. Negli appartamenti, tuttavia, saranno gli ospiti stessi ad occuparsi della pulizia e dei pasti: ecco perché tale formula è vincente…….
Vi aspettiamo!!!

Trani tra storia e cultura

La città è famosa per la cattedrale romanica e il castello Svevo, per la produzione di un particolare tipo di marmo (la pietra di Trani) e di vino Moscato. Importante meta turistica, la città costituì un notevole scalo commerciale fino al XVI secolo; si pensa vi sia stato promulgato il primo codice marittimo del mondo occidentale, gli Ordinamenta et consuetudo maris, nel 1063.

Sede del tribunale, è stata in passato capoluogo della provincia di Terra di Bari e successivamente sede della corte d’appello delle Puglie. Alcuni ritrovamenti archeologici (tracce di insediamenti abitativi dell’Età del bronzo a Capo Colonna) attestano le sue origini preistoriche, ma le tracce più concrete arrivano non prima della conquista dei Romani.

Trani verrà, infatti, secoli dopo, indicata col nome di Turenum nella Tavola Peutingeriana, la copia medievale di un vecchio stradario dell’antica Roma. Sotto i romani, ai tempi dell’imperatore Marco Aurelio era un Municipio, come rilevasi da un’antica iscrizione presente nel cortile di Palazzo Beltrani:

Imp. Caesa
Ri Divi Anto
Nini Filio Divi
Hadriani Nepoti
Divi Traiani Part.
Pron. M. Aurel.
Antonino Augusto
Pontif. Max
Trib. Pot. XV. Cons.II.
Publ. D. D.

Facile è leggere l’ultima frase dell’iscrizione: Publico Decurionum Decreto. Dunque Turenum, oggi Trani, era un Municipio in quanto aveva il Collegio de’ Decurioni.

A riprova della presenza romana nel territorio tranese vi sono un Mausoleo appartenente alla famiglia dei Bebii, costruito presumibilmente nel III secolo d.C. e demolito nella seconda metà del XIX secolo, l’opera di arginatura di un torrente che sfociava nell’insenatura del porto, i cui resti vennero utilizzati in seguito come fondamenta per il sottopassaggio ferroviario di via Torrente Antico, e le rovine di una villa recentemente ritrovata lungo il tratto di costa verso Bisceglie, attestabili al I secolo d.C.

Le tracce della presenza della città si fanno più consistenti a partire dal IX secolo d.C.

Sotto il dominio normanno la città di Trani godette, insieme alle altre comunità pugliesi, di una maggiore autonomia rispetto al centralismo del governo Bizantino. I tranesi si unirono alle frequenti ribellioni contro i sovrani d’Altavilla, venendo però sconfitti sia da Ruggero II nel 1134 che, definitivamente, dal suo successore, Guglielmo il Malo, che nel 1156 punì duramente la città insieme alle altre ribelli pugliesi, tra cui Bari che venne quasi completamente distrutta.

Tuttavia in città fiorì il commercio di frumento e di olio, destinato ai porti di tutto l’Adriatico, in particolar modo verso la costa dalmata e Venezia. Il porto, la cui naturale insenatura lo rendeva un punto d’approdo strategico per la protezione delle navi, divenne uno dei principali punti d’imbarco per i crociati in partenza verso la Terrasanta. A testimonianza della prosperità economica raggiunta dalla città vi sono la costruzione della maestosa Cattedrale e gli Ordinamenta Maris, promulgati ufficialmente nel 1063, che rappresentano il primo esempio di codice marittimo nel Mediterraneo. La città era anche sede di un “ospitale” dei cavalieri Templari, con annesso imbarcadero e una magnifica chiesa.

L’apice della prosperità venne raggiunto sotto la dominazione sveva: Federico II concesse numerosi privilegi commerciali e amministrativi alla città e promosse la costruzione di nuove fortificazioni, il castello, nel 1233, e la nuova cinta muraria, che protesse l’intera insenatura del porto e promosse l’espansione urbanistica della città, che fino ad allora era di poco cresciuta al di là delle antiche mura longobarde. La murazione sveva venne completamente demolita nella metà del XIX; ci rimangono alcune planimetrie e soprattutto il disegno di Pacichelli e la litografia di Porta Bisceglie di Gennaro Moselli L’ imperatore svevo concesse inoltre libertà di culto agli ebrei, che a Trani formavano una prosperosa comunità.

Manfredi, figlio di Federico, continuò l’opera del padre, concedendo il permesso di aprire logge e fondaci alle principali città marinare, tra cui le repubbliche marinare di Amalfi, Genova, Venezia e Ragusa: le ultime due insediarono in città anche i loro consoli. Tra le comunità che popolarono Trani in quel periodo, degni di menzione sono i mercanti di Ravello, che si insediarono in una strada a ridosso delle antiche mura, chiamata in loro onore “ruga Ravellensium”; numerosi banchieri fiorentini aprirono inoltre loro sportelli in città.

Testimonianza dell’importanza raggiunta da Trani in questo periodo storico e della predilezione dei sovrani per la città è il matrimonio di Manfredi con Elena Ducas (1242 – Lucera, 1271) figlia del despota d’Epiro Michele II, il 2 giugno 1259, imitato dal suo successore Carlo I d’Angiò, che sempre a Trani sposò nel 1266 Margherita di Provenza.

La presenza di un notevole insediamento ebraico contribuì in modo determinante alla prosperità tranese: la comunità animava infatti i commerci e gli studi e rappresentò per lungo tempo il maggiore insediamento dell’Italia meridionale. La comunità ebraica tranese si ingrandì soprattutto grazie alle espulsioni dei loro correligionari dagli altri stati, come la Castiglia nel 1144 e la Francia nel 1182. La distruzione di Bari ad opera di Guglielmo il Malo favorì il trasferimento degli ebrei baresi in Trani, che si apprestava a diventare l’epicentro delle attività commerciali in Puglia.

Gli ebrei si insediarono nella Giudecca, quartiere sito nella parte orientale del borgo antico e collegato al porto: proprio la via che scende al porto è denominata tutt’oggi via Cambio, in memoria dei banchi di cambio della comunità ebraica, oltre che di amalfitani e ravellesi. Nella Giudecca erano presenti ben 4 sinagoghe, di cui si sono conservate la sinagoga ‘Grande’ – poi chiesa di S.Anna ed oggi Museo – e la sinagoga Scolanova. Un importante ritratto della situazione degli ebrei in città lo offre Beniamino di Tudela, che facendo tappa a Trani (città che agli occhi del visitatore appariva <>) durante il suo viaggio, censì la comunità ebraica in 200 famiglie, dedite in attività sia commerciali che artigianali, come ad esempio tintorie e produzione di vasi.

Trani ebbe lo stato di capoluogo fino all’era napoleonica, questo le venne tolto da Gioacchino Murat in favore di Bari (1808): la città perse così il suo ruolo di capoluogo mantenuto per più di due secoli. I francesi prima e i Borbone dopo la restaurazione mantennero comunque la Corte d’Appello in città. Con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, Trani mantenne il primato giudiziario, fino al 1923, quando la Corte venne definitivamente trasferita a Bari.

Durante la seconda guerra mondiale la città subì diversi bombardamenti, il più grave dei quali distrusse una palazzina sul porto uccidendo 21 persone il 27 aprile 1943, ricordato dai cittadini come “Pasquetta di sangue”. Pochi mesi dopo i tedeschi invasero al fitta’. La mattina del 14 settembre del 1943 un aereo tedesco decolla da Barletta bombardando nuovamente la città. Furono colpiti l’ufficio delle Poste e probabilmente per errore venne quasi distrutta la palazzina del notaio Filippo Salvati in via S.Gervasio. Prima di ritirarsi verso nord, i soldati nazisti rastrellarono 50 cittadini per rappresaglia dopo l’uccisione di cinque soldati durante un’azione di guerriglia. Grazie all’intervento del podestà Giuseppe Pappolla, del egretario politico Antonio Bassi e dell’arcivescovo Monsignor Francesco Petronelli, i tranesi vennero però rilasciati dal tenente colonnello della guarnigione tedesca, Friedrich Kurtz, che si rifiuto’ di impartire l’ordine di fucilazione.

Trani è oggi un comune membro dell’organizzazione internazionale Cittaslow, fondata in Italia in favore di un rallentamento delle frenetiche dinamiche moderne e per una migliore qualità della vita.

Fonte Wikipedia

Peschici, perla del Gargano

Località balneare, per la qualità delle sue acque di balneazione è stata più volte premiata della Bandiera Blu dalla Foundation for Environmental Education.

Una peculiarità del luogo, nel periodo del solstizio d’estate, è la veduta del sorgere del sole e del suo tramonto nelle acque del mare Adriatico; inoltre, nelle giornate in cui il cielo è particolarmente terso, si possono intravedere alcune isole della Croazia.

Peschici si trova sul litorale nord del Gargano, al centro di un tratto di costa in parte sabbiosa e in parte rocciosa, compreso tra la Baia di Calenella (Vico del Gargano) a ovest e la baia di Sfinale (Vieste) a est. Circa 30 miglia nautiche (47 km) attraverso l’Adriatico in direzione nord ovest la separano dall’arcipelago delle Isole Tremiti.

L’esposizione a nord del litorale peschiciano, fa sì che per buona parte del periodo primaverile ed estivo, dal litorale di Peschici sia possibile vedere il sole sorgere e tramontare sul mare, fenomeno abbastanza singolare per un paese della riviera adriatica.

Il Gargano, noto anche come “Sperone d’Italia“, è una subregione dell’Italia che coincide con l’omonimo promontorio montuoso che si estende nella parte settentrionale della Puglia e corrisponde alla parte orientale della Provincia di Foggia. È interamente circondato dal mare Adriatico, tranne ad ovest dove confina con il Tavoliere.

Insieme al Salento è un importante polo turistico della regione e tra i principali d’Italia. Nel suo territorio è compreso il Parco nazionale del Gargano. Ha ospitato, grazie alla varietà e unicità dei percorsi di gara (Foresta Umbra, centri storici e zone costiere) numerose gare internazionali di orienteering. Dal 1º al 4 novembre 2012 ha ospitato il raduno nazionale degli speleologi Spelaion 2012.

Il Gargano si colloca nella parte settentrionale della Puglia e nella parte orientale della Provincia di Foggia.

A nord e a est è circondato dal mare Adriatico, mentre ad ovest confina con il Tavoliere delle Puglie e a sud in parte con il Tavoliere, in parte con il mare Adriatico nel tratto a est di Manfredonia fino a Vieste.

La linea ideale di separazione tra il Gargano e il Tavoliere delle Puglie corrisponde alla parte orientale delimitata dal fiume Candelaro.

Fonte Wikipedia

Castel del Monte e Federico II

Castel del Monte è una fortezza del XIII secolo fatta costruire dall’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II nell’altopiano delle Murge occidentali in Puglia, nell’attuale frazione omonima del comune di Andria, a 18 km dalla città, nei pressi della località di Santa Maria del Monte, in provincia di Barletta-Andria-Trani, sulla sommità di una collina, a 540 metri sul livello del mare

È stato inserito nell’elenco dei monumenti nazionali italiani nel 1936 (abrogato nel 2010) e in quello dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1996.

Nel 2014 è stato il trentesimo sito statale italiano più visitato, con 206.924 visitatori e un introito lordo totale di 518.960 Euro.

L’origine dell’edificio si colloca al 29 gennaio 1240, quando Federico II Hohenstaufen ordinò a Riccardo da Montefuscolo, giustiziere di Capitanata, che venissero predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Santa Maria del Monte (oggi scomparsa). Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello in quella data era già giunta alle coperture.

Incerta è anche l’attribuzione a un preciso architetto: alcuni riconducono l’opera a Riccardo da Lentini ma molti sostengono che a ideare la costruzione fu lo stesso Federico II. Pare che sia stato costruito sulle rovine di una precedente fortezza prima longobarda e poi normanna. Probabilmente alla morte di Federico II (avvenuta nel 1250) l’edificio non era ancora terminato.

Dai tempi dell’imperatore Federico fino a Giovanna I, regina di Napoli, questa splendida fortezza fu sempre denominata “Castello di Santa Maria del Monte”. La prima volta che fu descritto senza l’appellativo “Santa Maria”, quindi semplicemente “Castel del Monte” è in un decreto di re Ferdinando d’Aragona, datato dal Castello di Altamura, il 1º dicembre 1463.

Fu raramente adibito a feste; fra queste nel 1246 si ricordano le nozze di Violante, figlia naturale di Federico e Bianca Lancia con il conte di Caserta Riccardo Sanseverino. Castel del Monte fu anche un luogo di carcere. Sotto la giurisdizione di Carlo I infatti vi furono imprigionati, in via del tutto segreta e sotto la custodia del castellano Golardo Saumeri, Corrado Conte di Caserta e i figli piccoli di Manfredi: Enrico, Federico, Enzio.

Nel 1528 a causa di una spedizione francese nel Regno di Napoli, Castel del Monte fu devastato e bombardato. L’8 settembre 1552 fu venduto al Conte di Ruvo, Don Fabrizio Carafa, al prezzo di 100.000 Ducati. Negli anni a seguire, i Carafa nominavano i castellani e vi impiantarono una panetteria con mulino e un forno. Per i Carafa fu un incantevole luogo di villeggiatura. A partire dal XVII secolo seguì un lungo periodo d’abbandono, durante il quale il castello venne spogliato degli arredi e delle decorazioni parietali di marmo (le cui tracce restano visibili solo dietro i capitelli) e divenne oltre che carcere anche un ricovero per pastori, briganti e profughi politici. Nel 1876 il castello, in condizioni di conservazione estremamente precarie, venne infine acquistato (per la somma di 25.000£) dallo Stato italiano, che ne predispose il restauro a partire dal 1879. Il 24 giugno 1883 il cavaliere Buongiovannini, ispettore centrale dei monumenti presso il Ministero della Pubblica Istruzione e l’ingegnere del Genio Civile Francesco Sarlo tennero un convegno sul restauro del manufatto. Nel 1928 il restauro diretto dall’architetto Quagliati rimosse il materiale di risulta all’esterno del castello e demolì parte delle strutture pericolanti, ricostruendole in seguito per dare al castello un aspetto “ringiovanito”; questo non ne arrestò il degrado e si dovette procedere a un ulteriore restauro tra il 1975 e il 1981. Nel 1936 Castel del Monte fu dichiarato monumento nazionale, poi eliminato.

Nel 1996 l’UNESCO lo ha inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità per il rigore matematico ed astronomico delle sue forme e per l’armoniosa unione degli elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell’antichità classica, tipico esempio di architettura del medioevo.

Fonte Wikipedia

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